Le case di riposo sono luoghi complessi, ogni volta che ci si entra si è avvolti in un’aura che copre tutta la sfera sentimentale, Si va dalla sofferenza alla gioia, a volte, nel semplice volgere dello sguardo. Guardi queste persone negli occhi, ci parli, sono curiosi. Fanno domande oppure hanno voglia di chiacchierare. Qualcuno racconta. Esiste una dimensione del tempo che oramai è lontana dai ritmi del lavoro e della società, è scandita dai tempi della memoria, una memoria che alle volte fa difetto e sovrappone tempi, luoghi e persone e li trasporta in racconti surreali, spesso molto più belli di quelli veri, soprattutto per me che li ascolto per la prima volta. Poi arriva il momento del recital e lì sono io a raccontare. Mi ascoltano, mi guardano, cantano seguendo le note del sassofono, mi restituiscono immediatamente il sentimento che cerco di trasmettere loro con le splendide melodie che ho scelto per "Sogni d’argento" e con gli assoli. E alla fine arrivano anche i baci. "Gracias a la vida que me ha dado tanto" (Violeta Parra)